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26 Ottobre 2014 MISTERO
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LICANTROPI NEL MONDO ANTICO
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Il licantropo è senza dubbio una delle creature mostruose più note e popolari, che da sempre ammalia, strega e suscita terrore in noi, e che, ancora oggi, gode di vasto successo a livello cinematografico e televisivo, basti pensare alle recenti saghe di Harry Potter, Twilight o Teen Wolf. Fino alle soglie dell'età moderna il lupo era ritenuto un animale molto pericoloso, e dunque non stupisce che nelle favole ( come il lupo di Cappuccetto Rosso ) esso sia per gli uomini la minaccia più grande, o che si ritenga essere in grado di trasformarsi in esseri umani sanguinari ( lupo mannaro ).

Quest'animale ha assorbito in sé l'immagine nefasta delle potenze sataniche e selvagge; ciononostante, esistono numerose leggende relative a lupe che allattano e crescono bambini, da Romolo e Remo al Libro della giungla di Kipling.

Il licantropo ( dal greco lýkos, " lupo " e ánthropos, " uomo " ) è letteralmente l'uomo-lupo o lupo mannaro ( dal latino volgare lupus hominarius ), secondo la credenza popolare un individuo capace di trasformarsi, ad ogni plenilunio, in un lupo sanguinario, coprendosi di pelo, zanne e lunghi denti affilati; il suo morso sarebbe in grado di contagiare e trasmettere la propria " affezione " ad un altro essere umano.

Licaone: il primo uomo - lupo

Licaone ( da lýkos, " lupo " ) era il re dell'Arcadia, figlio di Pelasgo e Melibea, figlia di Oceano, o di Pelasgo e la ninfa Cillene; egli ebbe molte spose dalle quali nacquero ben cinquanta figli, veri campioni in superbia e tracotanza. Stando alla versione di Apollodoro ( Biblioteca III, 8 ) offrirono in pasto a Zeus, travestitosi da mendicante per metterli alla prova, le viscere di un animale sacrificale mescolate assieme a quelle di un bambino, ed il dio, disgustato, rovesciò la tavola ( 1 ), fulminò Licaone e tutti i suoi figli, fuorché il più piccolo, Nittimo, poiché Gea glielo impedì.

Quest'ultimo divenne re, e fu durante il suo regno che avvenne il diluvio di Deucalione, che alcuni credono fosse stato causato proprio dall'empietà dei figli di Licaone. Altre versioni del mito ( 2 ) motivano questo gesto cannibalesco colla volontà, da parte dei figli di Licaone, di provare se l'ospite fosse davvero un dio, nel qual caso egli si sarebbe certamente accorto della presenza di carni umane nel banchetto, e vogliono che Giove li abbia fulminati ed abbia trasformato in lupo Licaone stesso, o che costui abbia sacrificato personalmente un neonato in onore di Zeus, e sia stato così mutato nell'animale dal dio ( Ovidio, Metamorfosi I, 236 ssg. ):

'La veste si muta in un vello, le braccia in zampe; / diventa lupo e mantiene le tracce dell'antico aspetto; / identico il colore grigiastro, identica la ferocia del volto; / guizzano minacciosi gli stessi occhi, immutata l'aria di crudeltà'.Il mito di Licaone è collegato ai sacrifici umani praticati in Arcadia nei riti in onore di Zeus Liceo ( Zeus venerato in forma di lupo ): si mandava presso i lupi un uomo, il quale diveniva egli stesso un lupo, o meglio, un licantropo, per un periodo di otto anni, durante i quali persuadeva i branchi di lupi a non cibarsi più di uomini, dopodiché, il nono anno, poteva far ritorno nella propria comunità. Tale pratica, che sarebbe stata introdotta da Licaone stesso, facendosi dunque il primo re-lupo o licantropo della storia umana, potrebbe in realtà rappresentare un rito d'iniziazione, un rito di passaggio verso l'età adulta che moltissime società, antiche e/o tribali, prevedono.

Il licantropo nel mondo romano

Nel mondo romano il licantropo veniva chiamato versipellis( " gira - pelle" ), infatti questa creatura normalmente mostrava la parte umana, poiché il pelo cresceva sotto la pelle, ma durante la metamorfosi la girava, la rivoltava mettendo in evidenza quella animalesca. Un altro racconto di uomo-lupo, forse nuovamente un rito d'iniziazione, è riportato da Plinio ( Storia Naturale 8, 81 ): secondo il greco Evante un membro della famiglia di un tale Anto, dopo essere stato estratto a sorte, veniva condotto presso uno stagno, qui appendeva i propri abiti ad una quercia, traversava a nuoto lo stagno, raggiungeva luoghi inabitati e si trasformava in lupo. Egli restava tra gli altri lupi per nove anni, trascorsi i quali, nel caso in cui non avesse toccato carne umana, faceva ritorno allo stagno e alla sua vita.

Nel variopinto affresco petroniano trova spazio anche un interessante racconto, per bocca di Nicerote, di metamorfosi in lupo ( Satyricon 62 ): molto tempo prima, quand'egli era ancora uno schiavo, assieme ad un soldato, si mise in viaggio per far visita ad una sua amante cui era appena morto il marito. Dopo una giornata di cammino, alla sera erano giunti ad un cimitero, e qui il soldato, dopo essersi denudato ed aver deposto gli indumenti sul ciglio della strada, vi orinò tutt'intorno e si trasformò in un lupo, dopodiché iniziò ad ululare e fuggì nel bosco.

Nicerote, atterrito dall'incredibile scena di cui è stato testimone, riuscì ad arrivare alla casa della sua amica, dove apprese che poco prima un lupo aveva fatto irruzione nel cascinale ed aveva sgozzato tutte le pecore, e che uno schiavo lo colpì trafiggendogli il collo con una lancia, senza però poterlo uccidere. L'indomani fece ritorno a casa, e qui vide che il soldato si trovava a letto, e che un medico gli stava medicando il collo. E così finalmente capì che si trattava di un lupo mannaro ( intellexi illum versipellem esse ).

I Lupercalia

Una delle più antiche e singolari festività del mondo romano legate, almeno per il nome, al lupo, o meglio al Palatino ed al Lupercale ( la grotta in cui si tramandava che la lupa avesse allattato i due gemelli Romolo e Remo ) sono i Lupercalia, che si celebravano il 15 febbraio in onore di Fauno Lupercus ( il Pan greco ), nel corso della quale le donne venivano colpite sulla schiena con strisce di pelle strappata dalle capre sacrificate in onore del dio. I celebranti erano chiamati Luperci, un nome, questo, che contiene senza dubbio quello del lupo ( 3 ); si dividevano in due gruppi che la leggenda riconnetteva a Romolo e Remo, e che traevano nome da due gentes, Luperci Quinctiales e Luperci Fabiani.

Essi, con indosso unicamente una pelle di capra sulle anche, compiono sacrifici di capre, poi vengono portati al loro cospetto dei giovani nobili ai quali alcuni toccano la fronte col coltello ancora intriso del sangue sacrificale, altri asciugano la fronte medesima sporca di sangue con della lana imbevuta di latte ( 4 ). Dopo ciò, i Luperci si cingevano delle pelli strappate agli ovini sacrificati, e, al termine di un copioso banchetto, aveva inizio la corsa intorno il Palatino, il cui punto di partenza ed arrivo era costituito dal Lupercale. Durante la corsa sferravano colpi su quanti incontravano, soprattutto donne, flagellate per propiziare la propria fecondità.

Note

1 - Il rovesciare la tavola era un gesto che faceva parte dei rituali in memoria di empietà particolarmente gravi.

2 - Ad esempio Ovidio, Metamorfosi I, 196 ssg.; Igino, Favole 176, 225; Eratostene, Catasterismi 8; Nonno, Dionisiache XIII, 20 ssg.; Nicola Damasceno fr. 43.

3 - La cui etimologia precisa resta però problematica: forse derivato da nou-er-ca, o da luperca, diminutivo di lupa, o composto da lupus e arcere ( " colpire " ), anche se nulla, nei riti, viene rivolto contro i lupi.

4 - Plutarco, Rom. 21, 10.

Bibliografia

H. Biedermann, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti 1999.

G. Dumézil, La religione romana arcaica, Rizzoli 1977.

L. Mancini, Ibridi e mostri, in C. Franco ( a cura di ), Zoomania. Animali, ibridi e mostri nelle culture umane, Protagon Editori 2007.

Ovidio, Metamorfosi, Utet 2005.

Petronio, Satyricon, Bur 2012.